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Titolo: You only need the light when its burning low
Fandom: RPF-Calcio
Personaggi: Mario Gomez/Bastian Schweinsteiger/Thomas Muller (in realtà è solo nominato perché ehi, è la prima volta che scrivo di crucchi, è già stato difficile con due)
Rating: PG-13
Avvertimenti: slash; threesome
Note: 1) "Io sui crucchi non scriverò mai" ma l'avevo detto anche sui milanisti, e poi. Comunque sia questa cosa mi terrorizza a morte perché io dei crucchi so poco e niente e spesso quando Nana me ne urla io fingo di ascoltarla e insomma, è tutta colpa sua.
2) Giuro che quel Firenze/Mario (o Firenze/Joey) non ci doveva essere, ma tanto le mie fanfiction non mi ascoltano mai e insomma
3) Ah, comunque: BUON COMPL- vabbè, taccio che è meglio *manda bacini a Nana*
4) Il titolo è miseramente rubato a "Let her go" di Passenger perché io con i titoli faccio più schifo che con le fanfiction e quindi (no, comunque la canzone secondo me ci sta un casinissimo ma in una maniera un po' stramb- eccoci, lo sapevo, mi sta scattando un altro plot, STUPIDI CRUCCHI)
You only need the light when its burning low
La notte di Monaco brilla di luci calde. Mario prova a contarle una per una, ma si perde in fretta, distratto dal loro pulsare vitalità.
La notte su Monaco è così prepotentemente bella che gli toglie il fiato.
Sospira stanco e poggia la fronte contro il vetro freddo della finestra, come se socchiudere gli occhi potesse essere un sollievo.
Monaco sembra distante, estranea. È sempre bella, forse persino più bella di quanto sia mai stata, ma ha smesso di essere sua.
“Ma-mar…” si volta verso l’interno della stanza seguendo la voce che lo chiama, ma Thomas sta ancora dormendo. Bastian nel sonno lo abbraccia un po’ più stretto, colmando il vuoto tra di loro che Mario ha lasciato alzandosi dal letto.
Sta per fare un paragone assurdo, un paragone assurdo e doloroso, quando Bastian volta la testa di scatto e spalanca gli occhi puntandoli direttamente nei suoi, senza nessuna esitazione insonnolita.
“Che fai in piedi?” sillaba senza voce, per non svegliare Thomas.
“Niente, torna a dormire”.
“Nah. Sei nudo, penso che ti fisserò ancora un altro po’, continua” risponde sussurrando piano, e Mario ridacchia scuotendo la testa.
“No, davvero, non è niente, Bastian torn-” tenta quando lo vede districarsi delicatamente dalle braccia di Thomas, ma quegli avvertimenti non sono mai serviti a molto con Bastian, ha imparato da anni ad ignorare certe sue suppliche, e poi non è che Mario ci provi con convinzione, così lui lo ignora anche questa volta e raccoglie da terra una vestaglia spiegazzata.
Mario in fondo è lieto che l’abbia fatto, il suo corpo è un abbraccio caldo.
“Pensi troppo. Ti verranno le rughe e dovremo trovarci qualcuno di più giovane e attraente” mormora Bastian vicino al suo orecchio, con un tono che non riesce affatto a fingere di essere serio.
“Magari farò lo stesso anch’io” “Ma per favore” “Vedremo” “Ti fa male il ginocchio?” e quella è un po’ una scorrettezza, perché insomma, si era rilassato, non è valido. “E la tua caviglia?” risponde contraccambiando, così Bastian molla la presa e gli morde l’orecchio, soffocando un lamento.
Per qualche minuto rimangono in silenzio, abbracciati davanti a Monaco e alle sue luci calde.
“Firenze è bella, di notte?”
Mario sorride alla finestra, e non sta più guardando Monaco, la fissa come un quadro immobile e guarda oltre, verso una città che è l'odore di una perenne primavera dai contorni rinascimentali, pieni d'arte e passione. Sorride e pensa a come i fiorentini reagirebbero a quella domanda, pensa alle loro facce sdegnate e offese, alle battute sarcastiche brucianti d’orgoglio supponente in risposta, e improvvisamente se lo sente addosso, lo stesso spirito d’appartenenza, la stessa consapevolezza di bellezza. Mario sorride e risponde di sì, che diamine, certo che lo è.
Bastian si tortura le labbra in una smorfia piena d’indecisione. Gli accarezza il polso, rimane in silenzio ancora un po’ e poi cede: “più bella di Monaco?”
Mario a quella domanda proprio non sa rispondere. O forse non vuole farlo.
“So amare più cose contemporaneamente” dice allora, e Thomas sceglie proprio quel momento per agitarsi nel sonno, dietro di loro, quasi ad offrire la sua inconscia testimonianza.
“Dimmi com’è. Descrivimela” sussurra Bastian sulla sua spalla.
E Mario gliela racconta. La descrive parlando piano, fermandosi a riflettere sulle parole da usare e, quando poi non ne trova, e accade più di una volta, lascia che siano le mani, i gesti goffi e indicativi, a descriverla per lui. Bastian lo ascolta senza interromperlo, le mani intrecciate alle sue che lo seguono docili, le labbra, poggiate contro la sua pelle, che di tanto in tanto si piegano in un sorriso storto, divertito, curioso.
Mario gli parla di Firenze desiderando che possa vederla come la vede lui, perché gli sembra ancora così strano essere in un posto senza di lui e senza Thomas.
A volte quando gira per la città esplorandola quietamente - perché sono solo lui e lei, e a Mario piace quel dialogo muto e privato che hanno intrapreso - a volte Mario vorrebbe chiamarli e parlargli di quello che ha scoperto, di quello che ha visto, ma poi si ricorda che loro non sono là con lui, che non sanno di cosa sta parlando, che il nome di una via o la statua di un pittore non gli diranno niente, perché Firenze non è loro, è sua, è solo sua, e a lui piace averla solo per sé, ma è strano averla senza loro due.
Eppure continua ad essere la scelta giusta. Mario scruta a lungo il panorama notturno, la neve che cade e si mischia a pioggia, Monaco e il suo scintillio di luci, e non si pente.
Bastian l’aveva capito anche prima di lui. Una sera di un anno prima, mentre aspettavano fuori dal palazzo di Thomas che l’altro scendesse per andare fuori a cena, aveva fissato la pioggia che cadeva furiosamente sulla città e gli aveva chiesto solo “Spagna o Italia?”
Mario aveva impiegato un paio di minuti per capire di cosa stesse parlando e non era pronto per una risposta ma l’aveva detto senza rifletterci, e forse proprio per quello gli era sembrato così naturale, aveva guardato la pioggia senza vederla, guardando oltre, e aveva detto “Italia”.
“Bella Italia! Mi piace Italia! Pizza?” Thomas era piombato su di loro senza cogliere il tremito delle loro voci e se Bastian aveva avuto qualcosa da dirgli in risposta non l’aveva fatto.
“Sembra un bel posto” gli dice adesso, “ne parli come se fosse un bel posto dove vivere”. Lo abbraccia più forte, adesso, ma non è quello a fargli male.
“Lo è. Mi piace stare là” confessa. Si sente subito in colpa, perché gli occhi di Bastian gli dicono “ci manchi” da quando è atterrato - quelli di Thomas non ce la fa a fissarli sul serio, e si sente un vigliacco ad evitarli - e tiene per sé i paragoni d’estraneità, quella punta di gelosia che non dovrebbe esserci e che c’è invece nello spazio vuoto tra i corpi nudi di Bastian e Thomas, li tiene per sé insieme ai dubbi, ai timori, ai sentimenti contrastanti.
Cerca lo sguardo di Bastian nel riflesso sul vetro e “mi piace anche tornare qua” dice, perdendo l’abitudine al sussurro, “mi piace anche tornare” e spera che basti.
“Siamo tutti piuttosto bravi con l’amare più cose contemporaneamente” la voce di Thomas li avvolge entrambi.
Fandom: RPF-Calcio
Personaggi: Mario Gomez/Bastian Schweinsteiger/Thomas Muller (in realtà è solo nominato perché ehi, è la prima volta che scrivo di crucchi, è già stato difficile con due)
Rating: PG-13
Avvertimenti: slash; threesome
Note: 1) "Io sui crucchi non scriverò mai" ma l'avevo detto anche sui milanisti, e poi. Comunque sia questa cosa mi terrorizza a morte perché io dei crucchi so poco e niente e spesso quando Nana me ne urla io fingo di ascoltarla e insomma, è tutta colpa sua.
2) Giuro che quel Firenze/Mario (o Firenze/Joey) non ci doveva essere, ma tanto le mie fanfiction non mi ascoltano mai e insomma
3) Ah, comunque: BUON COMPL- vabbè, taccio che è meglio *manda bacini a Nana*
4) Il titolo è miseramente rubato a "Let her go" di Passenger perché io con i titoli faccio più schifo che con le fanfiction e quindi (no, comunque la canzone secondo me ci sta un casinissimo ma in una maniera un po' stramb- eccoci, lo sapevo, mi sta scattando un altro plot, STUPIDI CRUCCHI)
You only need the light when its burning low
La notte di Monaco brilla di luci calde. Mario prova a contarle una per una, ma si perde in fretta, distratto dal loro pulsare vitalità.
La notte su Monaco è così prepotentemente bella che gli toglie il fiato.
Sospira stanco e poggia la fronte contro il vetro freddo della finestra, come se socchiudere gli occhi potesse essere un sollievo.
Monaco sembra distante, estranea. È sempre bella, forse persino più bella di quanto sia mai stata, ma ha smesso di essere sua.
“Ma-mar…” si volta verso l’interno della stanza seguendo la voce che lo chiama, ma Thomas sta ancora dormendo. Bastian nel sonno lo abbraccia un po’ più stretto, colmando il vuoto tra di loro che Mario ha lasciato alzandosi dal letto.
Sta per fare un paragone assurdo, un paragone assurdo e doloroso, quando Bastian volta la testa di scatto e spalanca gli occhi puntandoli direttamente nei suoi, senza nessuna esitazione insonnolita.
“Che fai in piedi?” sillaba senza voce, per non svegliare Thomas.
“Niente, torna a dormire”.
“Nah. Sei nudo, penso che ti fisserò ancora un altro po’, continua” risponde sussurrando piano, e Mario ridacchia scuotendo la testa.
“No, davvero, non è niente, Bastian torn-” tenta quando lo vede districarsi delicatamente dalle braccia di Thomas, ma quegli avvertimenti non sono mai serviti a molto con Bastian, ha imparato da anni ad ignorare certe sue suppliche, e poi non è che Mario ci provi con convinzione, così lui lo ignora anche questa volta e raccoglie da terra una vestaglia spiegazzata.
Mario in fondo è lieto che l’abbia fatto, il suo corpo è un abbraccio caldo.
“Pensi troppo. Ti verranno le rughe e dovremo trovarci qualcuno di più giovane e attraente” mormora Bastian vicino al suo orecchio, con un tono che non riesce affatto a fingere di essere serio.
“Magari farò lo stesso anch’io” “Ma per favore” “Vedremo” “Ti fa male il ginocchio?” e quella è un po’ una scorrettezza, perché insomma, si era rilassato, non è valido. “E la tua caviglia?” risponde contraccambiando, così Bastian molla la presa e gli morde l’orecchio, soffocando un lamento.
Per qualche minuto rimangono in silenzio, abbracciati davanti a Monaco e alle sue luci calde.
“Firenze è bella, di notte?”
Mario sorride alla finestra, e non sta più guardando Monaco, la fissa come un quadro immobile e guarda oltre, verso una città che è l'odore di una perenne primavera dai contorni rinascimentali, pieni d'arte e passione. Sorride e pensa a come i fiorentini reagirebbero a quella domanda, pensa alle loro facce sdegnate e offese, alle battute sarcastiche brucianti d’orgoglio supponente in risposta, e improvvisamente se lo sente addosso, lo stesso spirito d’appartenenza, la stessa consapevolezza di bellezza. Mario sorride e risponde di sì, che diamine, certo che lo è.
Bastian si tortura le labbra in una smorfia piena d’indecisione. Gli accarezza il polso, rimane in silenzio ancora un po’ e poi cede: “più bella di Monaco?”
Mario a quella domanda proprio non sa rispondere. O forse non vuole farlo.
“So amare più cose contemporaneamente” dice allora, e Thomas sceglie proprio quel momento per agitarsi nel sonno, dietro di loro, quasi ad offrire la sua inconscia testimonianza.
“Dimmi com’è. Descrivimela” sussurra Bastian sulla sua spalla.
E Mario gliela racconta. La descrive parlando piano, fermandosi a riflettere sulle parole da usare e, quando poi non ne trova, e accade più di una volta, lascia che siano le mani, i gesti goffi e indicativi, a descriverla per lui. Bastian lo ascolta senza interromperlo, le mani intrecciate alle sue che lo seguono docili, le labbra, poggiate contro la sua pelle, che di tanto in tanto si piegano in un sorriso storto, divertito, curioso.
Mario gli parla di Firenze desiderando che possa vederla come la vede lui, perché gli sembra ancora così strano essere in un posto senza di lui e senza Thomas.
A volte quando gira per la città esplorandola quietamente - perché sono solo lui e lei, e a Mario piace quel dialogo muto e privato che hanno intrapreso - a volte Mario vorrebbe chiamarli e parlargli di quello che ha scoperto, di quello che ha visto, ma poi si ricorda che loro non sono là con lui, che non sanno di cosa sta parlando, che il nome di una via o la statua di un pittore non gli diranno niente, perché Firenze non è loro, è sua, è solo sua, e a lui piace averla solo per sé, ma è strano averla senza loro due.
Eppure continua ad essere la scelta giusta. Mario scruta a lungo il panorama notturno, la neve che cade e si mischia a pioggia, Monaco e il suo scintillio di luci, e non si pente.
Bastian l’aveva capito anche prima di lui. Una sera di un anno prima, mentre aspettavano fuori dal palazzo di Thomas che l’altro scendesse per andare fuori a cena, aveva fissato la pioggia che cadeva furiosamente sulla città e gli aveva chiesto solo “Spagna o Italia?”
Mario aveva impiegato un paio di minuti per capire di cosa stesse parlando e non era pronto per una risposta ma l’aveva detto senza rifletterci, e forse proprio per quello gli era sembrato così naturale, aveva guardato la pioggia senza vederla, guardando oltre, e aveva detto “Italia”.
“Bella Italia! Mi piace Italia! Pizza?” Thomas era piombato su di loro senza cogliere il tremito delle loro voci e se Bastian aveva avuto qualcosa da dirgli in risposta non l’aveva fatto.
“Sembra un bel posto” gli dice adesso, “ne parli come se fosse un bel posto dove vivere”. Lo abbraccia più forte, adesso, ma non è quello a fargli male.
“Lo è. Mi piace stare là” confessa. Si sente subito in colpa, perché gli occhi di Bastian gli dicono “ci manchi” da quando è atterrato - quelli di Thomas non ce la fa a fissarli sul serio, e si sente un vigliacco ad evitarli - e tiene per sé i paragoni d’estraneità, quella punta di gelosia che non dovrebbe esserci e che c’è invece nello spazio vuoto tra i corpi nudi di Bastian e Thomas, li tiene per sé insieme ai dubbi, ai timori, ai sentimenti contrastanti.
Cerca lo sguardo di Bastian nel riflesso sul vetro e “mi piace anche tornare qua” dice, perdendo l’abitudine al sussurro, “mi piace anche tornare” e spera che basti.
“Siamo tutti piuttosto bravi con l’amare più cose contemporaneamente” la voce di Thomas li avvolge entrambi.
no subject
Date: 2014-02-14 09:40 pm (UTC)Vieni qua, scema *si appolipa*