[RPF - Calcio] Another Place
Dec. 1st, 2012 05:39 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Another Place
Fandom: RPF - Calcio
Personaggi: Xabi Alonso(/Steven Gerrard); OC
Rating: PG
Avvertimenti: slash; malinconiadifondo
Note: Ciao, scrivo Gerlonso invece di studiare. No, okay, ho cose fighe da dire, per una volta, and so:
1) Riferimenti a Probabilità, a Guida Galattica per Autostoppisti e a JoeyPotter - cioé me - che impreca contro la pioggia di Firenze.
2) Dedicata tutta tutta tutta alla Preci (e al barista), alla quale devo un regalo di compleanno da troppissimo tempo e okay no, non era questo che dovevo regalarle, ma insomma, faccio finta di non averle promesso altre robe su altri fandom nei quali sono totalmente incapace di scrivere.
3) OMG, la prima Gerlonso senza Istanbul! ... No, non è del tutto vero.
Oggi è proprio una giornata storta. Di quelle che già a metà mattinata le guardi afflitto, scuotendo la testa con disapprovazione, e loro per tutta risposta ti sghignazzano contro con insolenza.
Perché, davvero, perché diavolo sei sceso giù dal letto e hai deciso che affrontarla fosse una buona idea? È giovedì, Xabi, e lo sai che non li reggi proprio, i giovedì.
Sta piovendo così forte che il piccolo ombrellino pieghevole con cui tenti disperatamente di ripararti ti è più d'intralcio che d'aiuto: oltre a ribaltarsi su se stesso in continuazione, scola l'acqua sul tuo giubbotto beige affatto impermeabile, lasciandoti una vaga traccia di umidità sulla schiena, che ti infreddolisce.
Rabbrividisci, e una goccia ti colpisce l'occhio a tradimento. La giuntura dell'ombrellino cede e quello, tutto ad un tratto, si chiude sopra la tua testa.
Non sei del tutto sicuro che sia in spagnolo, l'imprecazione che senti uscire dalla tua bocca.
Il problema è proprio quello: sta piovendo così forte che per un attimo Madrid ti sembra Liverpool.
Ma sotto la pioggia torrenziale, Glorieta de Atocha è fosca e grigia, quasi irreale; gli alberi su Paseo del Prado hanno perso la brillantezza del loro giallo autunnale, e adesso assomigliano più a dei cupi spaventapasseri. Niente a che vedere con l'immagine che prepotentemente si insinua nei tuoi occhi, le statue della spiaggia di Crosby, quelle strane sculture tutte identiche, eterne e rilassanti, che scrutano l'orizzonte mentre la luce calda del tramonto ne illumina la ghisa che le compone, facendole scintillare.
Non smettono di brillare nemmeno durante i brutti temporali; nei tuoi ricordi, Liverpool non è mai fosca o grigia: è sempre in grado di riscaldarti, malgrado il freddo.
Ed è proprio per riscaldarti che il tuo sguardo vaga alla ricerca delle linee dure e nette del porto, del suo rosso mattone nitido e limpido anche sotto l'incessante pioggia inglese. È solo dopo qualche minuto di confusione e di leggero panico che ti ricordi che Madrid non ha il porto, che a Madrid non c'è il mare.
Quella è Madrid e non Liverpool.
Il laghetto artificiale del Retiro, non il mare che guarda l'Irlanda.
Glorieta de Atocha, quella piazza che hai appena attraversato, Xabs, non William Square.
Bernabéu e non Anfield.
Los Blancos, non The Reds.
C'è qualcosa di sbagliato, di profondamente sbagliato. E soprattutto, è sbagliato pensare che ci sia qualcosa di sbagliato, perché quella è casa tua, perché quella è la Spagna, perché è la tua calda terra e non importa che oggi sia una giornata orribile e piena di grigio e pioggia e freddo, è Madrid, la tua Madrid.
Dovrebbe bastarti.
Solo che non lo fa.
Ti tuffi velocemente nel primo locale aperto sulla via, intenzionato a scrollarti di dosso il freddo e la malinconia.
È solo una volta che sei entrato che ti rendi conto di aver fatto la scelta sbagliata.
Sei ancora con una gamba - completamente bagnata - sull'uscio del pub che "ALOOOOONSO, IL GRANDE XABI ALOOOOONSO!" ti urla nelle orecchie Timmy, con il suo forte accento scouse.
O almeno credi che sia Timmy, così come credi che sia invece suo fratello gemello Tommy, quello che di colpo, senza darti modo di finire di chiudere il tuo ombrello ormai rotto, ti abbraccia con enfasi, dandoti delle pacche sulla schiena bagnata con così tanta energia che cominci a tossire.
Tra tutti i pub di Madrid, tu sei capitato di nuovo in quello di Timmy e Tommy, i due fratelli gemelli, i due grossi grassi baffuti baristi forse di lontana origine irlandese ma decisamente inglesi, di Liverpool e tifosi del Liverpool.
Quando scorgi al loro collo le famigliari sciarpe rosse della squadra, non riesci a trattenere un minuscolo sorriso. Forse è per quello, per il tenue calore che senti cominciare ad avvolgerti, che, malgrado una consistente parte del tuo cervello ti suggerisca di girare i tacchi e scappare via lontano, ti siedi al primo tavolino libero da bicchieri e tazze sporche.
Intorno a te si radunano timidi avventori che ti chiedono un autografo, una stretta di mano, "una foto senor Alonso, lei lo sa che sogno ancora quel suo rigore..." e piano piano il freddo comincia a sciolgersi, nonostante tu non sia tipo da sentirsi a suo agio al centro dell'attenzione; Tommy - o forse Timmy - grida a suo fratello di correre a prendere il fusto della birra migliore che hanno in cantina, che "c'è Alonso, Xabi Alonso che è tornato a trovarci, e ah, quel suo due a tre contro gli Hatters, se lo ricorda, signor Alonso?" e cominciano i ricordi e le risate e "Istanbul" sussurra qualcuno, e improvvisamente non sei più il solo ad avere gli occhi lucidi.
Quel locale è assurdo: un pezzo di Inghilterra nel bel mezzo di una piazza spagnola.
Tra qualche quadrifoglio e qualche lepricauno dalla barba arancione che giustifichi l'insegna in gaelico all'ingresso, tutto è rosso, rosso Liverpool. Alle pareti di legno capeggiano gigantografie delle vecchie rose della squadra, dei capitani che alzano al cielo di Anfield coppe e trofei e di te, e di Steven, di voi due insieme ad Istanbul, ed è strano che non risuoni 'You'll never walk alone' a tutto volume.
Suonano i Beatles, invece.
Non si sopravvive a lungo a Liverpool senza sapere a memoria tutta la discografia dei Fab Four, è proprio un requisito minimo per mantenere la residenza, quindi ovviamente la conosci. Ma non è solo per quello: questa canzone che parla di buonumore malgrado la pioggia, te la canticchiava spesso Steve, quando eravate a letto e fuori pioveva così forte da non permettere più nemmeno di distinguere il panorama fuori dalla finestra.
"Il buonumore è solo una condizione mentale, Xabs" diceva lui in risposta alle tue occhiatacce al cattivo tempo "e poi davvero, Liverpool non è meravigliosa anche sotto la pioggia?" e tu ti ritrovavi ad annuire, perché Liverpool non era mai grigia e triste, non era cupa o fosca, era Liverpool e brillava di rosso, con il suo porto e Anfield e Steven Gerrard.
È un altro posto, quello dove vorresti stare. Puoi smetterla di raccontarti bugie, Xabi, puoi farlo, tra questi sconosciuti vestiti di rosso che sono stranieri in un paese straniero, esattamente come lo sei tu.
"Un goccio di questa e Casa sembrerà meno lontana, signor Alonso, glielo garantisco" ti assicura Timmy - o forse è Tommy? - mettendoti davanti al viso una strabordante pinta di birra scura.
E per un attimo quasi ci credi.
Note finali:
Fandom: RPF - Calcio
Personaggi: Xabi Alonso(/Steven Gerrard); OC
Rating: PG
Avvertimenti: slash; malinconiadifondo
Note: Ciao, scrivo Gerlonso invece di studiare. No, okay, ho cose fighe da dire, per una volta, and so:
1) Riferimenti a Probabilità, a Guida Galattica per Autostoppisti e a JoeyPotter - cioé me - che impreca contro la pioggia di Firenze.
2) Dedicata tutta tutta tutta alla Preci (e al barista), alla quale devo un regalo di compleanno da troppissimo tempo e okay no, non era questo che dovevo regalarle, ma insomma, faccio finta di non averle promesso altre robe su altri fandom nei quali sono totalmente incapace di scrivere.
3) OMG, la prima Gerlonso senza Istanbul! ... No, non è del tutto vero.
Oggi è proprio una giornata storta. Di quelle che già a metà mattinata le guardi afflitto, scuotendo la testa con disapprovazione, e loro per tutta risposta ti sghignazzano contro con insolenza.
Perché, davvero, perché diavolo sei sceso giù dal letto e hai deciso che affrontarla fosse una buona idea? È giovedì, Xabi, e lo sai che non li reggi proprio, i giovedì.
Sta piovendo così forte che il piccolo ombrellino pieghevole con cui tenti disperatamente di ripararti ti è più d'intralcio che d'aiuto: oltre a ribaltarsi su se stesso in continuazione, scola l'acqua sul tuo giubbotto beige affatto impermeabile, lasciandoti una vaga traccia di umidità sulla schiena, che ti infreddolisce.
Rabbrividisci, e una goccia ti colpisce l'occhio a tradimento. La giuntura dell'ombrellino cede e quello, tutto ad un tratto, si chiude sopra la tua testa.
Non sei del tutto sicuro che sia in spagnolo, l'imprecazione che senti uscire dalla tua bocca.
Il problema è proprio quello: sta piovendo così forte che per un attimo Madrid ti sembra Liverpool.
Ma sotto la pioggia torrenziale, Glorieta de Atocha è fosca e grigia, quasi irreale; gli alberi su Paseo del Prado hanno perso la brillantezza del loro giallo autunnale, e adesso assomigliano più a dei cupi spaventapasseri. Niente a che vedere con l'immagine che prepotentemente si insinua nei tuoi occhi, le statue della spiaggia di Crosby, quelle strane sculture tutte identiche, eterne e rilassanti, che scrutano l'orizzonte mentre la luce calda del tramonto ne illumina la ghisa che le compone, facendole scintillare.
Non smettono di brillare nemmeno durante i brutti temporali; nei tuoi ricordi, Liverpool non è mai fosca o grigia: è sempre in grado di riscaldarti, malgrado il freddo.
Ed è proprio per riscaldarti che il tuo sguardo vaga alla ricerca delle linee dure e nette del porto, del suo rosso mattone nitido e limpido anche sotto l'incessante pioggia inglese. È solo dopo qualche minuto di confusione e di leggero panico che ti ricordi che Madrid non ha il porto, che a Madrid non c'è il mare.
Quella è Madrid e non Liverpool.
Il laghetto artificiale del Retiro, non il mare che guarda l'Irlanda.
Glorieta de Atocha, quella piazza che hai appena attraversato, Xabs, non William Square.
Bernabéu e non Anfield.
Los Blancos, non The Reds.
C'è qualcosa di sbagliato, di profondamente sbagliato. E soprattutto, è sbagliato pensare che ci sia qualcosa di sbagliato, perché quella è casa tua, perché quella è la Spagna, perché è la tua calda terra e non importa che oggi sia una giornata orribile e piena di grigio e pioggia e freddo, è Madrid, la tua Madrid.
Dovrebbe bastarti.
Solo che non lo fa.
Ti tuffi velocemente nel primo locale aperto sulla via, intenzionato a scrollarti di dosso il freddo e la malinconia.
È solo una volta che sei entrato che ti rendi conto di aver fatto la scelta sbagliata.
Sei ancora con una gamba - completamente bagnata - sull'uscio del pub che "ALOOOOONSO, IL GRANDE XABI ALOOOOONSO!" ti urla nelle orecchie Timmy, con il suo forte accento scouse.
O almeno credi che sia Timmy, così come credi che sia invece suo fratello gemello Tommy, quello che di colpo, senza darti modo di finire di chiudere il tuo ombrello ormai rotto, ti abbraccia con enfasi, dandoti delle pacche sulla schiena bagnata con così tanta energia che cominci a tossire.
Tra tutti i pub di Madrid, tu sei capitato di nuovo in quello di Timmy e Tommy, i due fratelli gemelli, i due grossi grassi baffuti baristi forse di lontana origine irlandese ma decisamente inglesi, di Liverpool e tifosi del Liverpool.
Quando scorgi al loro collo le famigliari sciarpe rosse della squadra, non riesci a trattenere un minuscolo sorriso. Forse è per quello, per il tenue calore che senti cominciare ad avvolgerti, che, malgrado una consistente parte del tuo cervello ti suggerisca di girare i tacchi e scappare via lontano, ti siedi al primo tavolino libero da bicchieri e tazze sporche.
Intorno a te si radunano timidi avventori che ti chiedono un autografo, una stretta di mano, "una foto senor Alonso, lei lo sa che sogno ancora quel suo rigore..." e piano piano il freddo comincia a sciolgersi, nonostante tu non sia tipo da sentirsi a suo agio al centro dell'attenzione; Tommy - o forse Timmy - grida a suo fratello di correre a prendere il fusto della birra migliore che hanno in cantina, che "c'è Alonso, Xabi Alonso che è tornato a trovarci, e ah, quel suo due a tre contro gli Hatters, se lo ricorda, signor Alonso?" e cominciano i ricordi e le risate e "Istanbul" sussurra qualcuno, e improvvisamente non sei più il solo ad avere gli occhi lucidi.
Quel locale è assurdo: un pezzo di Inghilterra nel bel mezzo di una piazza spagnola.
Tra qualche quadrifoglio e qualche lepricauno dalla barba arancione che giustifichi l'insegna in gaelico all'ingresso, tutto è rosso, rosso Liverpool. Alle pareti di legno capeggiano gigantografie delle vecchie rose della squadra, dei capitani che alzano al cielo di Anfield coppe e trofei e di te, e di Steven, di voi due insieme ad Istanbul, ed è strano che non risuoni 'You'll never walk alone' a tutto volume.
Suonano i Beatles, invece.
Non si sopravvive a lungo a Liverpool senza sapere a memoria tutta la discografia dei Fab Four, è proprio un requisito minimo per mantenere la residenza, quindi ovviamente la conosci. Ma non è solo per quello: questa canzone che parla di buonumore malgrado la pioggia, te la canticchiava spesso Steve, quando eravate a letto e fuori pioveva così forte da non permettere più nemmeno di distinguere il panorama fuori dalla finestra.
"Il buonumore è solo una condizione mentale, Xabs" diceva lui in risposta alle tue occhiatacce al cattivo tempo "e poi davvero, Liverpool non è meravigliosa anche sotto la pioggia?" e tu ti ritrovavi ad annuire, perché Liverpool non era mai grigia e triste, non era cupa o fosca, era Liverpool e brillava di rosso, con il suo porto e Anfield e Steven Gerrard.
È un altro posto, quello dove vorresti stare. Puoi smetterla di raccontarti bugie, Xabi, puoi farlo, tra questi sconosciuti vestiti di rosso che sono stranieri in un paese straniero, esattamente come lo sei tu.
"Un goccio di questa e Casa sembrerà meno lontana, signor Alonso, glielo garantisco" ti assicura Timmy - o forse è Tommy? - mettendoti davanti al viso una strabordante pinta di birra scura.
E per un attimo quasi ci credi.
"Rain, I don't mind,
shine, the weather's fine."
shine, the weather's fine."
Note finali:
1) La canzone dei Beatles che parla della pioggia (e che chiude la ff con due suoi versi) è questa: Rain, The Beatles
2) Non mi sono inventata niente, tutti i luoghi citati esistono sul serio. Cercate quello che non conoscete, se volete, ma l'Another Place ve lo faccio vedere io: qua!
no subject
Date: 2012-12-01 10:34 pm (UTC)Io amo poche cose quanto le tue Gerlonso (e le tue ff in generale).
Io...aaaaaawwww *esplode in tanti cuoricini*
Ogni volta che leggo di Xabi vorrei abbracciarlo!
Le città per un attimo si confondono e fa male tornare alla realtà...
Amo quei baristi!!! XD
L'atmosfera di quel locale è speciale. È un abbraccio pieno di nostaligia. Fa male, ma fa più male privarsene.
Il colpo di grazia è questo: "Un goccio di questa e Casa sembrerà meno lontana, signor Alonso, glielo garantisco"
Casa. Casa. Maiuscolo. Casa.
*manda amore all'infinito*
*si rifugia in un angolino a piangere*
no subject
Date: 2012-12-03 02:43 pm (UTC)il barista è il miglior plot bunny della storia dei plot bunnies, basta. rinnovo il mio amore per te con questo commento un po' breve e senza senso ma pieno di feelings.
<3