joeypottertaylorkinney: (Default)
[personal profile] joeypottertaylorkinney
Titolo: Little things
Fandom: RPF - Calcio
Personaggi: Zlatan Ibrahimovic/José Mourinho
Rating: PG-13 (maybe)
Avvertimenti: slash; Jo che scrive Jobra; fluffiness
Note: Posso prenderli a mazzate nei denti questi due, eh, posso, posso, posso?! Sto impazzendo per scrivere altro e SDENG, eccoli che si ribellano e prendono vita robe tipo questa, che è una Jobra fuori programma e senza senso. Vi dico solo che ad un certo punto mi ci sono bloccata e il mio cervello piangeva internamente, così ho urlato dentro un cuscino e poi ho cercato su Google Immagini immagini degli Stronzi per urlargli contro “vi odio, vi detesto, lasciatemi stare oppure fatevi scrivere, aaaaaargh”.
Sto bene.
Li odio.
(Bugia x2)
Comunque. Si ringrazia quello splendore di Aika che ha letto ‘sta roba in anteprima e mi ha “tranquillizzata” in chat insultandomi e dandomi della cretina per le mie pare (“Jo. Sei una piccola Zlatan problematica. La versione tascabile con le tette”) *spuccissima*







José russa.
Sul serio, José russa nel sonno.
La prima volta che Zlatan l’ha scoperto – la prima volta che hanno dormito insieme dopo aver fatto l’amore – a stento ha trattenuto l’impulso di alzarsi di scatto dal letto e correre a chiamare tutti i giornalisti del mondo perché lo scrivessero da qualche parte che “Lo Special One russa!”.
Ma non l’ha fatto, si è trattenuto – okay, a stento, è vero, ma l’ha fatto, no? – e si trattiene anche adesso, anche questa volta, quando lo sente russare accanto a sé troppo piano perché possa essere davvero disturbante ma troppo forte da poter essere ignorato.
Zlatan ride come aveva riso allora, ride come l’idiota che sicuramente è, ride perché cavolo, Mourinho russa e davvero, forse sarebbe stato più divertente se avesse avuto l’abitudine di parlare, nel sonno – magari rivelando i suoi segreti schemi per la prossima partita, così potrebbe persino farci qualche milione e spifferarli – ma riflette che in fin dei conti, sottraendo gli anni dell’infanzia e sommando quelli della beh-chiamiamola-maturità, ha avuto abbastanza dalla vita, così decide che forse per una volta può anche accontentarsi e limitarsi a godere del russare.
Ad ogni modo, malgrado non sia un tipo generalmente tollerante o anche solo paziente, insieme all’istinto di saltare giù dal letto, scostare le tende pesanti della finestra dell’hotel per spalancarla e urlare alla strada “ehi, gente, José Mourinho russa!”, Zlatan ha soffocato anche quello di assestargli un calcio o di ringhiargli di smetterla.
Il fatto è che quella è una cosa che vuole tenersi solo per sé.
Non per riderne – okay, okay, non solo per riderne – piuttosto per sapere di essere il solo al mondo a conoscere quel particolare.
José non deve esserne consapevole, altrimenti, Zlatan ne è sicuro, preferirebbe asportarsi il setto nasale a mani nude, oppure asportarlo a lui, piuttosto che permettere che qualcuno sappia che José Mourinho, lo Special One, Dio e dopo Dio Io, russa.
Così quella è una cosa soltanto sua.
Zlatan esclude dall’equazione Tami – è sua moglie, sicuramente è a conoscenza di questo particolare da ben prima di lui – ma del resto la esclude sempre dalle equazioni che hanno come testo lui e José, la esclude come esclude sempre anche Helena, chiudendosi la porta alle spalle con uno sguardo addolorato, sentendosi il più grande stronzo sul pianeta, ma non riuscendo a pensare di dover cambiare le cose.
Così insomma, José Mourinho russa.
Zlatan si rigira nel letto più volte prima di trovare la pozione più comoda per fissarlo e ridacchiare come un bambino. Attento a non svegliarlo gli ride sulle tempie una risata sempre più infantile, mentre con le labbra gli accarezza impercettibilmente la pelle; più che una carezza è un disegnare nell’aria il profilo del suo volto, ma è così vicino al suo viso che Zlatan per un attimo perde la cognizione del confine – come se tra di loro ci fosse mai stato, un confine – e lo bacia con una tenerezza che mai ammetterebbe di possedere.
Poi si riscuote, ghigna strafottente e “russi, stronzo” gli mormora all’orecchio, senza preoccuparsi di in che lingua gli esca la frase. Lo ripete senza aspettarsi una risposta, lo ripete una, due, tre, infinite volte e si addormenta con quella cantilena mentre difende un segreto sereno, con la bocca vicina alla sua pelle e un sorriso allegro incastrato sul suo viso.
Ma José gli risponde, gli risponde con un breve verso nasale e, se Zlatan fosse ancora sveglio per sentirlo, se José stesso fosse sveglio e consapevole delle proprie azioni, ne riderebbero così forte da non riuscire a fermarsi, sciocchi come due adolescenti innamorati e un po’ idioti, e forse rotolerebbero fino al limitare del letto tirandosi piccoli calci a vicenda che sono solo una scusa per cominciare a toccarsi, e forse finirebbero persino sul pavimento con un grande tonfo e forse farebbero l’amore lì, tra le risate e i calci e le coperte intrecciate ai loro corpi in maniera innaturale e tra i baci dolci e ruvidi come loro, perché quello che José gli indirizza è un verso che è come l’occhiata che gli rivolgerebbe se avesse gli occhi aperti, un verso che è contemporaneamente scettico, offeso, divertito e annoiato, ed è così da José, ma anche così da Zlatan e nel sonno, Zlatan lo stringe forte.





*  *  *






Zlatan si agita nel sonno.
Non è corretto dire “Zlatan si muove nel sonno”, perché in verità quello che fa è proprio agitarsi senza sosta: lui scalcia, tamburella i piedi contro il materasso, si rigira tra le coperte creando strani incastri irregolari fino a che non si tira tutte le lenzuola addosso e poi le butta via sgraziatamente; si piazza nel mezzo del letto lasciandogli solo un minuscolo angolino per esistere, litiga con i ciuffi più lunghi dei propri capelli, alza e abbassa le maniche del pigiama, si toglie i calzini aiutandosi con i piedi, mette su uno strano balletto di braccia che vagano senza sosta, come se non sapesse cosa farci con quelle ‘cose’così lunghe, e fa la stessa cosa con le gambe, compone improbabili composizioni con le proprie ossa tanto che più volte José si è domandato come faccia a non spezzarsele; stropiccia il cuscino, si scopre, si copre e per ultimo si tira addosso persino José, lo stringe in una morsa soffocante, per poi fargli fare la stessa fine delle coperte.
La prima volta che José l’ha scoperto – la prima volta che hanno dormito insieme dopo aver fatto l’amore – a stento ha trattenuto l’impulso di assestargli un forte calcio sugli stinchi per farlo smettere e farlo rotolare giù per terra, fuori dal letto, via dal suo corpo, da quell’imbarazzante abbraccio. Ma non l’ha fatto, si è trattenuto – okay, a stento, è vero, ma l’ha fatto, no? – e si trattiene anche adesso, anche questa volta, quando lo sente infilargli un ginocchio tra le scapole e si ritrova davanti agli occhi un piede gigantesco.
Quella prima volta non l’ha fatto perché a quei tempi ferirlo agli arti sarebbe stato controproducente per il proprio lavoro e okay, okay, magari non l’ha fatto non solo perché a quei tempi ferirlo agli arti sarebbe stato controproducente per il proprio lavoro – in effetti, ad essere onesti, aveva già mirato il punto perfetto dove sferrare il colpo non avrebbe pregiudicato la sua carriera o la sua attività sessuale – ma non è che José abbia tutta questa gran voglia di ammetterlo.
Il fatto è che quello è Zlatan. È proprio lui, lo è, non ci sono dubbi, non può sfuggirgli. José può dargli la schiena, serrare le palpebre, fingere di dormire, tentare di ignorarlo ma quello è Zlatan, impossibile sbagliarsi, è quel fastidio improbabile di Zlatan che dorme come fa tutto, nel suo insopportabile modo irruento, egocentrico e invadente, che gli è proprio impossibile da non amare.
Ed è spaventoso - vagamente inquietante - sicuramente seccante ma in qualche strano modo - strano come loro - è rassicurante.
“Dio, quanto ti odio” rantola in preda alla disperazione.
Per tutta risposta, Zlatan lo stringe più forte, avvinghiando le gambe attorno alla sua vita, il suo personale modo per risponderli “non è vero e tu lo sai”, considerazione che – José lo riconosce – probabilmente non è del tutto errata.
José sa anche quella posizione durerà circa trenta secondi, che poi ricomincerà ad agitarsi eppure no, ma proprio non riesce ad arrabbiarsi.
(deleted comment)

Date: 2012-11-26 03:56 pm (UTC)
From: [identity profile] joey-potter-ff.livejournal.com
Non che non mi piaccia. È che è stato molto un parto plurigemellare e boh, con quei due (e soprattutto con José) mi sembra sempre manchi qualcosa, di perdermi qualcosa per strada, di lasciare qualcosa, di non dire o di non saper dire.
Insomma, Joey/Pare is canon.
Ma detto ciò. anch'io mi tolgo le calze aiutandomi con i piedini! XD Anzi. Rivelazione solo per te in segretissimo: in verità io quando dormo faccio esattamente quello che fa Zlatan. Ah-ah. Solo che non ho un José paziente e innamorato (e coglione), sigh.

Ti spuccio e ti ringrazio, che quello che hai detto un po' mi ha fatto passare l'ansia da prestazione Jobresca (un po', eh!) e quindi niente, ti ringrazio e ti mando uno Zingaro borioso ad abbracciarti duro.
:*

Date: 2012-11-26 03:29 pm (UTC)
From: [identity profile] elysenda.livejournal.com
Maaaaa!!!!!!!! *-* La Bellezza.
Questi due non sono un mio OTP. Ma, come si fa a non amarli dopo che ti ritrovi a leggere questa ff??
Tu. Loro due. Boh. Sto spargendo cuoricini per tutta la casa.
Ho riso, ho awwwwato e ho adorato questi due esserini.
Per fortuna che c'è Aika che ti costringe a pubblicare!!! Sarebbe stato un vero peccato perdere questo gioiellino.
Sono meravigliosi, tu sei meravigliosa. Smettila di farti paranoie e continua a scrivere. Scrivi e pubblica.
*scuoricina e spuccia*

Date: 2012-11-26 03:48 pm (UTC)
From: [identity profile] joey-potter-ff.livejournal.com
Joey/Pare OTP, Joey/Pare OTP! \0/
Joere. Parey.
OTP, OTP.

Ma tralasciando ciò.
Samstiel amore mio! *-*
Io lo sai, questi due idioti li amo forse persino più del Gerlonso (ERESIA!) proprio perché mi uccidono il cervello e sono difficili, quindi insomma, sono contentissima quando poi piacciono a chi non piacciono.
E come sempre, grazie per i complimenti immeritati. Tanto amore. :*
*scuoricina abbraccia e spuccia*

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Joey

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