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[personal profile] joeypottertaylorkinney
Titolo: 15/9
– Ventitré poesie d’amore e una canzone disperata – (3/24) (qua le info generale sulla raccolta: cliccami tutto che ti porto alle info!)
Fandom: RPF - Calcio
Personaggi: Sergio Ramos/Fernando Torres
Genere: fluff (fluffosamente fluff fluffoso); slice of life?
Rating: PG
Avvertimenti: AU, pre-slash, carie per i vostri dentini, un Nando iperattivo che sorride in modo assurdo
Note: 1) Avete dato un'occhiata al calendario, eh?! Oggi è il 15/09! Quindi oggi è il Sernando's day! \0/
Scritta per la mia tabellina AU[livejournal.com profile] auverse col prompt "bambini". E scritta pure per quelle folli adorabili del #soccerdomistheway (anche se non se lo meriterebbero perché sono brutte e cattive e non amano il mio Juanito e non capisco la bellezza della tragicità della canonicità del mio adoratissimo Juanando) e in particolar modo per Valeria, che mi ha promptato un adorabile "sorriso sdentato" che mi fa annegare nel fluff solo a leggerlo.
2) C'è un vago senso di 'inception' perché si vive di soli kinkletterari, quaggiù.
3) Io dovrei studiare e non scrivere scemenze come questa! >.<






15/9



C'è un bambino buffo che gli ha appena fregato il minuscolo campetto dove Sese gioca a palla tutti i mercoledì e i vederdì pomeriggio dopo pranzo. È buffo, ha i capelli più biondi che Sergio abbia mai visto ed indossa una maglietta rossa troppo grande, scolorita e con un giallo 9 stampato dietro, 'il numero più idiota del mondo!', per Sese.
Forse è assurdo prendersela con un numero ma quel bambino buffo gli ha appena fregato il minuscolo campetto dove gioca a palla tutti i mercoledì e i venerdì pomeriggio dopo pranzo!
'Fregato, sì', pensa con stizza Sese, 'quello è il mio campetto, stupido buffo bambino con quella gigantesca maglia color rosso pomodoro marcio!' si arrabbia, incrociando le braccia e assumendo una posa che vorrebbe essere minacciosa. 
E dire che si è precipitato fuori di casa senza nemmeno finire di mangiare tutta la fetta di torta al cioccolato che l'Abuela gli ha sventolato sotto il naso con un'espressione complice - il suo premio per quei sette faticosamente raggiunti in pagella - proprio per evitare di vedersi usurpare il posto da quel bambino buffo, che da qualche mercoledì e anche da qualche venerdì pomeriggio ha preso ad aggirarsi attorno al suo campetto. Lui lo sapeva che il bambino buffo aspettava solo il momento adatto per fregargli il suo posto, lo sapeva, lo sapeva!
Ma insomma, correre a prendifiato per le vie del paese non è servito a niente: adesso c'è quel bambino buffo che gioca nel suo quadrato d'erba bassa e terra, e Sergio invece è in piedi dietro la sottile rete che circonda il campetto, le braccia ancora altezzosamente incrociate e sul volto un'espressione adirata.
'Non è giusto!' si lamenta ancora Sergio, e si pulisce la bocca dalle briciole di cioccolato cercando di non scoppiare a piangere come un bambino piccolo. Lui non è più un bambino piccolo! Ha otto anni e mezzo, per tutti i Looney Tunes!
Improvvisamente, quasi come avesse sentito il monologo interiore di Sese, il bambino buffo smette di calciare il pallone e si volta verso di lui, rapido ed allegro, zompettando sul piede destro.
"Ciao" dice il bambino buffo, un sorriso sdentato incredibilmente grande e contagioso, per niente spaventato dall'espressione cupa che sfoggia Sergio.
Questi lo scruta sorpreso e vagamente offeso: 'perché mi rivolgi la parola, stupido bambino buffo?!', pensa, ma dopo qualche secondo di silenzio - 'quel sorriso è assurdo, dai!' cede e "Ciao" ricambia il saluto, avvicinandosi con passi quieti e vigili alla rete che li separa.
"Io sono Nando" si presenta Nando, andandogli incontro con la palla sottobraccio. "Cioè, sono Fernando ma tutti mi chiamano Nando" spiega senza smettere di sorridere. Si è avvicinato così tanto, preso dall'entusiasmo, che Sergio può quasi contargli le lentiggini che ha sulla faccia - 'e sono tante', pensa Sergio, 'però sono anche simpatiche' - e forse dovrebbe sembrargli un comportamento strano, quella vicinanza totale, ma quel sorriso sdentato è così rassicurante che nemmeno si pone il problema.
"E tu come ti chiami?" chiede il bambino buffo - 'Nando', si corregge mentalmente Sergio, 'si chiama Nando e ha un sorriso sdentato davvero assurdo', pensa.
"Sergio." risponde Sergio. Poi si morde il labbro con i grossi incisivi traballanti - stanno quasi per cadergli, finalmente! - e "Ma puoi chiamarmi Sese, anche se tutti mi chiamano Sergito" concede.
Nando annuisce soddisfatto, il sorriso e le lentiggini ancora lì, prepotentemente allegri.
"Uh, ti va di giocare con me? Oggi sono venuto prima perché alle cinque devo andare con mamma giù in città a comprarmi un paio di scarpette nuove... Sai che il mese prossimo farò il provino per la squadra di calcio della città? Beh, no, non puoi saperlo... però ora lo sai! E forse mi comprerà anche una maglietta nuova, anche se a me piace tantissimo questa qui..." Sergio ridacchia per quel fiume di parole che Nando comincia a riversargli addosso e, senza accorgersene, ha già oltrepassato la rete verde e gli cammina accanto, ascoltandolo attento.
"... e insomma, questo Torres si chiamava come me e ha giocato in nazionale, capisci?! Il mio papà ha trovato questa maglia tra dei vecchi scatoloni proprio il giorno della mia nascita, per questo mi ha chiamato Nando! Al mio papà il calcio piace tanto ma non è molto bravo, e poi ha la pancetta e gli viene sempre il fiatone quando corre, ma io invece voglio diventare bravissimo e giocare in nazionale! A te piacerebbe giocare in nazionale, Sese?"
Sergio ricorda di aver insultato mentalmente quella maglia che Nando gli sta mostrando orgoglioso saltellandogli davanti su di giri, ma ha decisamente dimenticato perchè mai avrebbe dovuto farlo. E forse ha persino insultato Nando perché gli ha fregato il campetto ma davvero 'quale campetto?!' si interroga Sese, rapito dalla cadenza della voce di Nando che continua a parlare di nazionali e maglie rosse, e smette in fretta di prestare attenzione al vero senso delle sue parole.
"Sese?" lo scuote Nando ridendo, richiamando la sua attenzione.
"Eh?" domanda completamente disorientato, un sorriso ebete stampato in faccia. Nando ha tantissime lentiggini e un sorriso sdentato semplicemente assurdo.
"Uh, niente. Bella la tua maglia col numero 15! Ramos? Chissà se questo Ramos ha mai giocato in nazionale con Torres! Dopo lo chiedo a papà! Sai che che figo! Ah, che fai, stai in porta tu?"
"Ah-ah." accetta Sergio senza pensarci. 'Dannato bambino buffo', pensa poi, mentre corre verso la porta sgangherata ed instabile di quel loro campetto.
Il fatto è che Sergio odia stare in porta; ma, per qualche oscuro motivo, in fin dei conti non è affatto arrabbiato.




Date: 2012-09-21 06:46 pm (UTC)
From: [identity profile] joey-potter-ff.livejournal.com
È un periodo fluffissimo e fluffoso, lo so. Mi sento tanto tanto sadness e quindi ho deciso di spargere fluff e vago nonsense come questa cosetta e niente, te li becchi tutti, yep, anche perché sei bella e puccia e ti meriti zucchero e biscotti (e Looney Tunes ù.ù)

Sono felice che ti sia piaciuta, aw! :*
*scuoricina forevah*

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Joey

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